La vita di una persona consiste in un insieme di avvenimenti di cui l’ultimo potrebbe anche cambiare il senso di tutto l’insieme.
(Italo Calvino)
Accade che un imprevisto sconvolga il nostro quotidiano. Penso a una parola che possa sintetizzare quanto di buono abbiamo vissuto in questi mesi. La trovo: ESSERCI.
Esserci offre la possibilità di ascoltare e guardare gli eventi da una diversa prospettiva, da un’altra angolazione. Esserci permette di imparare, di forgiare parole nuove. Esserci come piacere di un ricordo.
È accaduto quest’anno: nel bene e nel male questo turbolento 2020 ha stimolato nuove alternative alle aspettative, nuove strategie di presenza. E di nuovo, una cosa più di tutte rimane invariata, anche nei momenti più affannosi. Esserci, per osservare e conservare ogni dettaglio di questa brutta storia, attraverso le immagini che il filmmaker fissa nel tempo, come parole sul foglio.
Credo che nel periodo in cui la pandemia ha azzerato ogni certezza in campo economico e sociale, è tornato all’attenzione di tutti il tema dei ruoli e delle competenze. In questa fase così particolare è diventato determinante non solo comunicare ma anche come comunicare.
Il Covid ha certamente cambiato le abitudini di molte persone, tra queste soprattutto l’approccio alla comunicazione. La creazione e fruizione di contenuti video sul web è diventata sempre più assidua, incalzante, trasformando modalità e tempi di diffusione. Abbiamo assistito a lezioni scolastiche e proclamazioni di laurea, dal divano di casa abbiamo partecipato a workshop, meetingroom, festival cinematografici, dibattiti, conferenze stampa. La maggior parte degli eventi o degli incontri più importanti si è potuta svolgere attraverso dirette streaming più o meno professionali, le piattaforme online si sono moltiplicate e il ruolo del filmmaker ha assunto contorni nuovi.
In un certo senso il Covid ha aggiunto valore al mezzo audiovisivo online, ma anche alla figura del filmmaker professionista, quello che sa raccontare senza troppe parole, restituendo la forza e la responsabilità dei fotogrammi, pezzi di realtà che sanno fare informazione in modo autentico.
Tra documentari, reportage, inchieste televisive, il ruolo del filmmaker è diventato ancor più centrale rispetto agli altri anni. Nei mesi di lockdown abbiamo constatato il valore di una comunicazione immediata, efficace, una sorta di “lievito della conoscenza” che, con le immagini, ci restituisce questo 2020 come l’anno delle #relazioni (persone, condivisione, valore), degli #scambi (idee, progetti, cultura), della #casa (sicurezza, vicinato, lavoro), del #digitale (trasformazione, interazione, opportunità).
Allora credo che in un periodo storico in cui la certezza dell’incertezza è sempre più forte, sia fondamentale per noi filmmaker continuare ad ESSERCI, per non smettere di portare nuovi occhi.
Forse fra qualche anno, quando sarà tutto finito, penseremo, “anche noi c’eravamo”…e questo resterà impagabile.